LA SCUOLA DI CURIOSELLO

Un progetto intitolato INNOVASCUOLA "Un treno che unisce"


C’era una volta un bel paesino che si chiamava Curiosello. Esso era situato in una bellissima vallata e i suoi abitanti erano persone abili, laboriose e molto intelligenti. Anche i bambini erano molto volenterosi e studiosi: andavano a scuola, studiavano, si impegnavano instancabilmente ed erano l’orgoglio dei loro genitori e maestri. Soprattutto amavano molto leggere e comporre testi e risolvere problemi.

Ma un giorno avvenne che la voglia di studiare pian piano diminuì, i ragazzi erano sempre meno interessati: andavano a scuola ma sempre senza compiti o se li avevano svolti erano stati eseguiti frettolosamente e senza alcun interesse, in classe erano distratti, chiacchieravano e non avevano alcuna voglia di partecipare e di intervenire. Ogni mattina entrare dentro le classi era una tragedia. Gli insegnanti disperati facevano l’appello: “Pietro, Marco, Lucia, Giulia …” Ma nessuno rispondeva, chi era impegnato a fare aeroplanini, chi si nascondeva sotto il banco, chi giocava a tris con il compagno, chi sghignazzava, chi chiedeva di andare in bagno.

Gli insegnanti di Curiosello non si dettero pace e non capivano come mai c’era stato questo grande cambiamento, cominciarono a pensare che avrebbero dovuto trovare una soluzione, chiamarono i migliori pedagogisti e psicologi i quali dissero: “ Qui ci vuole una rivoluzione!”

La Scuola non fu più un edificio, ma fu un treno di cinque vagoni e una locomotiva. In ogni vagone c’era una classe con la propria maestra. Il Dirigente ogni giorno come il capostazione dava il via per la partenza. Il macchinista rispondeva con il fischio: “Scrivete la dataaaa!” Tutti insieme all’unisono in ogni vagone si sedevano, prendevano il quaderno e la penna e scrivevano la data. Gli insegnanti indicavano sulla lavagna la meta del giorno e via iniziavano a fioccare le domande: “Quanto dista?” E un altro “ Dove è situato?” “Quanto tempo impiegheremo?” In questo modo i ragazzi affrontavano problemi matematici, osservavano e scrivevano impressioni sul paesaggio, narravano le esperienze. Poi ricercavano, scoprivano, ritagliavano, componevano. Durante il viaggio non era vietato guardare fuori dal finestrino, anzi i ragazzi erano invitati ad osservare per confrontare, cercare le differenze e le uguaglianze, sperimentare con i cinque sensi.

Questa scuola piaceva tanto, gli allievi erano talmente contenti che il treno sembrava volare sulle rotaie, anzi si scoprì che questo camminava grazie alla voglia di studiare e non c’era giorno che non partisse. Un altro aspetto strabiliante era che i maestri non avevano bisogno di verifiche in quanto se il treno procedeva, significava che tutti imparavano. Quindi gli abitanti di Curiosello tornarono ad essere molto preparati, abili e intelligenti.

Ma un brutto giorno il capostazione, cioè il Dirigente, fischiò e il treno cominciò a muoversi con fatica: sembrava che le ruote avessero la colla sulle rotaie e il treno che in genere procedeva a velocità sostenuta ad un certo punto iniziò a viaggiare a 30 km l’ora, 20 km, 10 km, 5 km, finché “Puf” si fermò completamente. Questa volta la situazione era ancora più disperata: i ragazzi si erano addormentati e non c’era verso di svegliarli nonostante il macchinista fischiasse dalla sua locomotiva con il solito verso che aveva sempre spronato tutti a scrivere la data e ad iniziare la giornata scolastica con entusiasmo. Le maestre non si rassegnavano ad avere classi russanti e immerse nel mondo dei sogni, così cominciarono a suonare flauti, tamburelli, fischietti, ma l’unica risposta che riuscirono avere fu un sonoro “Ronf, ronf, ronf", ripetuto in ogni vagone.

Il problema era che sarebbero rimasti giorni e giorni fermi se i bambini non si fossero svegliati, visto che la fonte energetica del treno era data dalla voglia di imparare dei ragazzi. Cosa bisognava fare?

Le maestre indissero una riunione nel vagone delle quinte. La maestra di terza non si rassegnava: “Qui dobbiamo buttarli tutti giù, questi pelandroni!” “Non è assolutamente possibile!Si farebbero male! Io propongo di prendere i secchi di acqua e di svegliarli con dei gavettoni!” Affermò la maestra di seconda, ma subito la maestra di quinta incalzò “Ma che dici! Io propongo di svegliarli facendo loro il solletico sotto la pianta dei piedi!” “ Noooo! Che cosa orribile!” gridò la maestra di prima, turandosi il naso. Si sollevò un polverone di voci tanto che non si capiva nulla. Ad un certo punto in un attimo di silenzio la maestra di quarta, mentre le colleghe si sfogavano in un parapiglia, fu attirata da un suono, lo seguì e scorse un alunno di quinta che era davanti ad uno schermo gigante che aveva il desktop di un pc, ma nello stesso tempo sembrava interagire e rispondere alle domande del ragazzino.

Era una magia! Lo spettacolo che aveva davanti era assolutamente fantastico: erano tutti presi dal problema e nessuno si era reso conto che il treno si era fermato in una sorta di vallata tecnologica. Gli alunni si erano svegliati e avevano scoperto che gli alberi intorno non erano veri alberi, ma erano pc particolari ed eccezionali. I ragazzi, grandi e piccoli erano più che desti e tutti pronti a partire con la nuova rete e desiderosi di viaggiare, di comunicare, di imparare con i nuovi mezzi tecnologici.

Quindi la scuola di Curiosello attuò una nuova rivoluzione ed insieme alle attività di scoperta, ricerca e analisi, gli insegnanti adottarono la LIM, Lavagna Interattiva Multimediale.

Non ci fu più bisogno del treno reale, ma il treno era virtuale, grazie alla nuova rete, ma nello stesso tempo i ragazzi ebbero sempre il territorio come punto di riferimento e si scoprì che i codici erano tanti e bisognava utilizzarli tutti, che la LIM era utile per salvare la lezione, per ordinare e classificare gli argomenti, per documentare e soprattutto per riflettere sugli apprendimenti.

Le classi furono eccezionali ed impararono a realizzare mappe, video, presentazioni e ipertesti.

Gli abitanti di Curiosello furono, così, sempre all’avanguardia, molto abili e competenti e sempre molto intelligenti.